Urliamo è un'operazione culturale nata
da un progetto che ha come punto di partenza il recupero della centralità
dell’individuo, negata oggi dalle tendenze consolidate nell’evoluzione di
modelli di riferimento esclusivamente legati al rapporto ed agli atteggiamenti
imposti dai media.
Occorre
prendere coscienza, che i mezzi di comunicazione impongono tali modelli,
ponendoli prima di qualsiasi interesse e bisogno individuale. Applicare stili
di vita non omologati, non conformi, può portare l’individuo all’isolamento,
nei luoghi di lavoro, a scuola, nei quotidiani rapporti sociali.
Le
conseguenze di questo isolamento, a volte neanche volute dal singolo, ma
imposte dal sistema, sostanzialmente pesano sulle fasce più deboli: bambini,
anziani, extracomunitari, soggetti finanziariamente non autonomi, influendo
anche nella vita quotidiana delle persone cosiddette “normali”, che senza
neanche accorgersene, vengono defraudate della loro autonomia nell’operare
qualsiasi tipo di scelta.
Il
progetto urliamo intende aiutare l’individuo a prendere coscienza di quello che
sta accadendo ed essere padrone della sua dignità, sino ad acquisire quella
sfera di autonomia, lontana dagli stereotipi imposti dalla comunicazione di
massa, che troppo spesso viene negata.
Dobbiamo
convincerci che non abbiamo bisogno di risultare appetibili come consumatori
per essere importanti; dobbiamo invece recuperare quella libertà che per tutti
deve voler dire tornare a ragionare con la propria testa, vivere un migliore
rapporto con il prossimo, con i propri figli.
Urliamo
intende costruire un percorso in cui le persone possano rompere gli schemi,
collaborando tra loro per recuperare la loro individualità. Questo, non vuol
dire egoismo, ma autonomia rispetto alle imposizioni del profitto a tutti i
costi, alle mafie, ai raccomandati, al malcostume imperante, tutti
atteggiamenti che troppo stanno nuocendo alla nostra società.
Per
diffondere il progetto ho chiamato a raccolta gli artisti, che quotidianamente
già vivono una situazione di disagio, visto che il sistema dell’arte non si
basa su elementi di carattere meritocratico, bensì sulla capacità dell’artista
di rispondere alle esigenze modaiole di mercato e delle gallerie..
Ho
chiesto loro di realizzare dei lavori in totale libertà, con possibili
integrazioni in itinere.
In
molti hanno risposto con entusiasmo, producendo opere molto interessanti che si
sono rivelate un ottimo veicolo di comunicazione per il progetto.
L'arte
così abbinata al social networking, che ha un ruolo fondamentale nella nuova e
rivoluzionaria concezione del rapporto di comunicazione con un flusso
informativo "andata-ritorno", non filtrabile da lobbies e da meschini
interessi personali, mi sta permettendo di ottenere ottimi riscontri, al di
sopra di ogni aspettativa.
Le reti
Facebook, Twitter, comunicano costantemente l’evoluzione del progetto
a migliaia di utenti che interagendo tra loro ne arricchiscono il contenuto,
fornendo il feedback necessario alla costruzione di una nuova identità
"non convenzionale.”
I 5 punti di Urliamo
1) Tornare a sviluppare l’autonomia di pensiero Oggi, la gente non pensa più, si limita a “vedere e
commentare” come in un Talk Show. Il gossip ha preso il posto del confronto
delle idee. L’esito di tutto ciò è una "società non pensante”. La
cultura e l’arte aiutano l’uomo a pensare ed a non fermarsi alla parte più
superficiale. Occorre tornare a porsi le domande fondamentali che hanno
accompagnato l'evoluzione del genere umano: “chi sono? Da dove provengo e
perchè? Qual’è lo scopo della mia vita?” Occorre rifiutare la logica del “consumo
quindi esisto”. Un uomo che pensa è sicuramente meno pilotabile,
difficilmente indotto a cadere nei tranelli della comunicazione fine a se
stessa. 2) Tornare ad una comunicazione che sia più legata all’arte ed
alla sensibilità. La comunicazione in mano ai cosiddetti
“marketer” ha danneggiato i media che la contengono contribuendo alla
diffusione di messaggi qualitativamente discutibili, incentivando il propagarsi
di pessimi modelli sociali incentrati esclusivamente sul consumismo sfrenato ed
alla diffusione dell’edonismo di massa, giungendo a radicare il fenomeno del
suddetto “totalitarismo della marca”. Occorre tornare, come un tempo, alla
comunicazione dai contenuti artistici, dove sono la qualità e la sensibilità
a primeggiare e non esclusivamente il prodotto. I pubblicitari, oltre ai
contenuti necessari alla vendita, dovrebbero, nell'elaborare azioni di
comunicazione, utilizzare tematiche socialmente utili e raggiungere quindi
degli scopi molteplici. 3) Riappropriazione di un mezzo di comunicazione
di massa come la televisione, affinchè non sia più succube della pubblicità e
degli ascolti a tutti i costi. Essa dovrà rispondere responsabilmente
ai compiti di informazione e formazione, tornando a produrre programmi di
qualità in grado di educare, informare e non solo intrattenere. 4) Primato
della conoscenza sull’opinione. La televisione, ritenuta “cattiva
maestra” da Karl Popper oltre ai danni inequivocabili segnalati già negli anni
70 da Pasolini, come causa della “mutazione antropologica”, tenta di
convincerci che l’opinione è importante e necessaria, e sinonimo di libertà.
Niente di più sbagliato! E’ la conoscenza che ci aiuta a procedere, essa
proprio perché fondata su basi scientifiche, filosofiche non ci induce in
errore; invece l’opinione proprio perché personale è fallibile. Per questo
motivo i media influenzano le masse prendendo a riferimento le indicazioni dei
famosi “opinion leaders” e per rafforzare tali opinioni si avvalgono dei
sondaggi, abilmente utilizzati come strumento non di rilevazione, ma di
convincimento. 5) Ridimensionamento del marketing. Oggi il
marketing si è rivelato, nella sua applicazione, disastroso. Nato con il
compito di rilevare le esigenze del mercato e di aiutare l’azienda a
soddisfarle, creando un mercato più etico, vicino alle reali esigenze del
consumatore, si è dimostrato un’arma micidiale in grado di influenzarne le
scelte. Invece di soddisfare le necessità, il marketing ha condizionato e
continua a condizionare il mercato sino a creare delle vere e proprie esigenze
inesistenti, come dicevo già, negli anni 70 Pasolini puntava il dito affermando
che le variazioni delle mode e dei desideri della collettività venivano decisi
prima nei consigli di amministrazione delle reti televisive e poi fissate nelle
menti dei telespettatori tramite messaggi subliminali e pubblicità. Oggi,
qualcosa è cambiato, il marketing ha aiutato la televisione sollevandola da una
incombenza come quella di decidere, infatti le scelte vengono fatte dai
direttori marketing e alle emittenti non resta che metterle in onda a
pagamento. La totale degenerazione si è avuta nel momento in cui le aziende a
loro volta sono diventate schiave del meccanismo, a cui non riescono più a
sottrarsi, pena il crollo delle vendite. Tutto questo ha generato un mercato in
preda alle continue pressioni delle aziende, tramite spot ed acquisti di spazi
a costi esorbitanti, dove ovviamente tutto l’onere dell’operazione viene
scaricato sul consumatore che lo paga al momento dell'acquisto dei prodotti. Sollecito con questo progetto la ripresa
dello spazio che compete all’individuo, dove necessariamente l’arte e la
cultura abbiano un ruolo fondamentale nella vita di ognuno e dove i
comportamenti siano indotti da un libero pensiero e da scelte non influenzate o pilotate dal sistema. La rete, nostra alleata, in questo ambito sta svolgendo un ruolo
fondamentale, non solo aiuta la diffusione del pensiero, ma incrementa e ne
permette il confronto. Il progetto non è chiuso, anzi apertissimo a qualsiasi
contributo, alla pari di un Software Open Source. Sollecitiamo le aziende
"illuminate" della nuova era a sostenere il nostro progetto nel nome
di un futuro, auspicabilmente non lontano, dove finalmente la sostanza, il
talento, il sacrificio siano premiati lontani dalle raccomandazioni e le beghe
e i poteri personali, dove sia possibile vivere con maggiore serenità una
"vera vita" in un luogo che non è nostro ma soltanto in prestito.
Domenico Gioia
Curatore del progetto